Archivio per gennaio, 2014

Intervista ad APHEX TWIN-01/09/2001

Pubblicato: 27 gennaio 2014 in Senza categoria

Luogo: Nettuno, economico ristorante italiano al primo piano del centro commerciale Elephant & Castle, South London.
Data: 1 Settembre, 1-4pm.

Vivi ancora in quel vecchio edificio bancario dietro l’angolo, vero?
Si, è davvero una bella zona. Molto poco alla moda, è per questo che mi sono trasferito qui. Non ci sono giovani. Penso di essere stato riconosciuto due volte in cinque anni.

Il Ministry Of Sound è attaccato a te.
Sì, e se la coda è abbastanza lunga arriva fino a casa mia. A volte, con i miei amici, tiro dei palloni pieni d’acqua sulle persone in coda. Lo faccio regolarmente, dal tetto. E’ molto scuro e ci si può nascondere facilmente. Ho anche fatto delle belle riprese dei miei amici, travestiti da orsacchiotti, che andavano tra la gente in coda conciati in quel modo a dare fastidio.

Ieri sera, il tuo DJ set al party del Victoria & Albert Museum, assomigliava a una lezione di storia dei breakbeat degli ultimi 10 anni, passando dall’happy hardcore alla jungle alla drum’n’bass, fino ad arrivare ai tuoi pezzi.
Volevo suonare dell’autentica, schifosissima rave music perché ero in un museo. La cosa più ovvia sarebbe stata quella di suonare roba molto di classe, ma ho pensato che sarebbe stato molto più divertente suonare roba schifosa.

Suoni dei set differenti in base all’occasione?
Faccio molti set differenti, anche se non faccio ambient o set strani da molto tempo. Faccio molta roba con il mio portatile e questo può davvero voler dire tutto. Di solito si tratta di una miscuglio di musica dal vivo e DJ set. Ma nessuno sa che sto suonando dal vivo, perché non lo dico mai. Lo faccio ormai da circa un anno e mezzo. Se dici che stai suonando dal vivo, allora è più simile a un concerto e la gente resta immobile a fissarti. Se dici che il tuo è un set, tutti ballano e si fanno prendere dall’atmosfera.

Mi ricordo che al Sonar Festival di Barcellona, quest’anno, hai fatto soprattutto un set di gabber hardcore.
Dipende dal posto e dall’umore. In posti come enormi rave, preferisco mettere musica veloce e violenta. Ci sono molte persone sotto effetto di droghe che cercano di ballarla. Lo trovo divertente. Adesso, nei club molte persone mi fissano. Vengono lì e mi fissano, non sorridono nemmeno.
A volte questo mi infastidisce e allora comincio a fare del gran bordello solo per levarmeli dalle palle. Prima di essere più famoso, mi piaceva davvero fare il mio DJ set al centro della pista. La gente pensava solo a ballare e non si accorgeva affatto di te.

Sembra che tu stia facendo molti DJ set in questo periodo.
I pezzi che ho fatto recentemente sono fatti davvero per la pista da ballo. Sto facendo di nuovo musica rave. Non lo facevo da molto tempo. Quando fai questi pezzi, è davvero bello poterli mettere la sera dopo averli registrati e vedere come va.

Lo scorso anno, la tua musica è stata eseguita assieme ad un video di Chris Cunningham alla Royal Academy di Londra. Ieri hai fatto un DJ set al museo V&A e ad ottobre è prevista l’esecuzione di “Prichard G. Jams” al Barbican durante il festival Stockhausen. Ti piace che la tua musica venga eseguita in posti così “intellettuali”?
Suonare in questi posti non è una decisione conscia. Preferisco suonare in un club di merda in un giorno qualsiasi. Faccio lo Stockhausen perché si tratterà probabilmente del suo ultimo concerto e a dire il vero io volevo avere i biglietti. Ha fatto un paio di esibizioni dal vivo recentemente, ma solo cose nuove, e non mi sono davvero piaciute. Sono sorprendenti concettualmente, ma la musica davvero non mi piace. Sono forse troppo avanzate o roba del genere. Ma stavolta suonerà i suoi primi pezzi elettronici.

Si sa anche che tu hai suonato nei salotti delle case di altri.
Sì, ho suonato nelle case della gente. Lo scorso mese abbiamo ricevuto una e-mail da un tizio che diceva: “Mia nonna è morta e ho ereditato un sacco di soldi”. Così abbiamo pensato che doveva essere una bella storia e siamo partiti con un grande bus tour. Sono questi i miei concerti preferiti: un insieme di amici e un numero casuale di gente presa dalla strada. Presto suonerò anche a una festa di matrimonio, e poco tempo fa una ragazza mi chiede se voglio suonare gabber alla sua festa di laurea in storia dell’arte. Io le ho detto: “Sì, certo!”. Se è a Londra e se ho tempo, mi piace fare queste cose.

Cosa ti piace della gabber?
Mi piace molto l’idea di aggressione. Ma di solito non mi piace quando è tutto distorto. Mi piace l’aggressione controllata. Se qualcuno alza a palla il gain del mixer, questo non fa paura. Sono cose tipo il nuovo materiale di Squarepusher che io trovo più disturbanti, perché è così fottutamente fuori di testa. Ma non è neppure distorto, è totalmente crudo. L’intensità è molto più grande. Si sente la mente, la motivazione che ci sta dietro, e questo è molto più brutale. Questa è la differenza tra un pazzo appena uscito di cervello in un centro commerciale con il suo coltello e un serial killer, che è realmente freddo e calcolatore.

Cosa rappresenta oggi, per te, la Warp Records?
(ride). Non molto. La differenza fra loro e una qualsiasi altra casa discografica si sta facendo sempre più sottile. Devo bloccarli continuamente. Ho fatto un promo per l’album e volevano farlo uscire come singolo. Devo costantemente essere certo che non mi spingano troppo oltre.

Perché hai pubblicato il tuo nuovo doppio album “Drukqs” su Warp?
Mmm…questa è una buona domanda. Ho una specie di obbligo contrattuale, che mi impone di pubblicare per loro. Non è un grande affare. Allo stesso tempo, io e Squarepusher stiamo mettendo in piedi la nostra etichetta, e ho pubblicato quei remix acid (2 Remix di AFX, MEN1). Questa è la nostra prima pubblicazione.

Questa nuova etichetta è una sottoetichetta della Rephlex?
No, siamo solo io e Tom [Jenkinson, Squarepusher]; ma la Rephlex ci metterà un bel po’ d’impegno per aiutarci.

Perché vuoi un’altra etichetta?
Per Tom è davvero un grosso problema stare con un’etichetta dove ci sono altri artisti che odia. Odia tutto quello che c’è su Warp. Non gli piace Autechre, non gli piace, mmm… non so. Gli piacciono le vecchie cose. LFO è probabilmente l’ultimo disco che gli sia piaciuto.
Non mi importa di incidere per un’etichetta dove c’è gente di merda. Nemmeno a me piace la musica della Warp. E so benissimo che loro se ne approfittano di quello che fai. Loro dicono “Oh, siamo su Warp”, la gente se ne accorge e compra i loro dischi.

I 30 pezzi di “Drukqs” sono già comparsi su Internet. La cosa ti infastidisce?
Penso che essere su Internet sia comunque una buona cosa. Se fai un album che piace alla gente, allora serve a farti giustizia. La gente dice: “Sì, scaricalo” e si diffonderà con un semplice passaparola. E’ probabile che serva a fare vendere di più, credo.

Ho sentito che quando Napster è venuto fuori, le vendite di CD sono apparentemente aumentate.
Con questo album, il mio obbiettivo è di vendere quante più copie possibili. Sarà l’ultima cosa con una qualche promozione che faccio per la Warp. In sostanza, voglio dare una bella ripulita, non per quanto riguarda la musica, ma piuttosto per la promozione.

Vuoi vendere quanti più dischi possibili, ma non pubblicherai un singolo, non ci sarà un video, non verrà fatta circolare alcuna tua foto, concedi solo 3 interviste in tutto il mondo e non farai un tour. E’ questo che intendi per “promozione”?
(ride) Sono sceso ad alcuni compromessi. Il CD viene venduto in una confezione normale e il prezzo sarà molto basso. Se fosse per me, farei un digipak curato nel design e roba del genere, ma costerebbe un po’ di più e farebbe perdere un sacco di soldi. E se fosse per me, non farei interviste e concerti promozionali.

Perché hai accettato dei compromessi?
Perché è l’ultima cosa che faccio. Con la prossima, non dovrò fare nulla. Così potrei anche fare un po’ di lavoro. L’altro motivo è che io penso che con questo album raggiungerò il massimo di pubblico di cui io possa dirmi soddisfatto. Allora potrò permettermi di non fare promozione per anni.

Perché il tuo album viene pubblicato ora, 5 anni dopo “Richard D. James”?
Il vero motivo è che ho perso uno di quei riproduttori mp3, sul quale avevo 282 pezzi inediti miei e 80 pezzi inediti di Squarepusher, e che ho lasciato su un aereo. Ero con Grant [Wilson-Claridge, proprietario della Rephlex] su un volo per la Scozia per un concerto, circa 4 mesi fa. Ho avuto gli mp3 per circa 6 mesi e lui mi prendeva in giro e diceva “Hai intenzione di perderlo?” e io “No di certo!”. E cinque minuti dopo l’avevo dimenticato sull’aereo.

Non avevi una copia della musica sul tuo hard disk?
Oh, non avevo perso tutto. Ho le copie. Penso che mi sarei suicidato se avessi perso i master. Da allora, ho tenuto gli occhi incollati a Internet. Pensavo che i pezzi sarebbero comparsi da qualche parte in cinque secondi. Ci avevo scritto sopra “Aphex Twin – Unreleased Tracks”! Se avessero cominciato a mettere i pezzi su Internet, sarei andato da loro e mi sarei ripreso le mie fottute cose. Ma probabilmente se li è fregati una hostess, di quelle sui 35, a cui probabilmente piace Bryan Adams. Probabilmente li hanno solo cancellati.
Se l’avesse preso un fan, non sarei affatto preoccupato. Averlo, per qualcuno sarebbe un gran bel regalo. Mi piacerebbe, a condizione che non mettano il materiale su Internet e distruggano i miei guadagni per i prossimi dieci anni. Ecco perché volevo fare uscire quanti più pezzi nel minor tempo possibile. L’idea era di fare uscire quattro CD, ma sarebbe stato davvero esagerato e ci sarebbe voluto troppo lavoro.

Richard D. James non era molto più lungo di mezz’ora. Quando è uscito hai detto “Nessuno ascolta per più di 30 minuti, comunque”.
Sì, ma allora non c’erano gli mp3 e io non avevo idea che avrei avuto un aggeggio che contenesse tutti i miei pezzi e che l’avrei perso.

Pensi che la gente possa apprezzare completamente un tuo doppio CD?
Potresti ascoltarlo tutto di fila, ma credo che se lo facessi, moriresti.

Le tracce presenti sull’album hanno un suono nuovo per te?
Non proprio. Molte di loro suonano abbastanza nel vecchio stile, credo. Ho fatto moltissimi pezzi dallo stile davvero nuovo e che non suonano come niente altro, ma non volevo pubblicare quelle tracce. Ho scoperto che se si pubblica qualcosa di realmente innovativo, allora tutti lo copiano molto rapidamente facendolo diventare molto vecchio, mentre se si fanno le cose con uno stile vecchio, allora sai che potranno durare.

Una delle cose su cui si poteva sempre contare all’uscita di un nuovo album di Aphex Twin era la certezza che sarebbe stato sorprendente. Questo almeno fino a “Richard D. James”. Se prima aveste ascoltato il 12″ “Hangable Autobulb”, avreste avuto una discreta idea del suono di Richard D. James. Con “Drukqs” sembra che la storia sia rimasta praticamente la stessa.
Stilisticamente è identico, ma la profondità è diversa. Non ho mai fatto nulla di così curato prima di adesso. I dettagli dei nuovi pezzi sono cento volte più curati rispetto ai vecchi. Forse l’unica traccia leggermente diversa è la numero 7, ‘Bbydhyonchord,’ con un differente tipo di beat o cose simili. Ho fatto moltissime robe del genere e non voglio pubblicarle.

Quando sono stati composti i pezzi dell’album?
L’album comprende pezzi scritti 7- 8 anni fa e altri composti qualche mese fa. Ma molti sono nuovi. L’ultimo pezzo che ho fatto è anche l’ultimo dell’album, ‘Nanou2.’

Sulla copertina di “Drukqs” c’è la foto della parte interna di un piano. E sull’album hai incluso anche alcuni pezzi di pianoforte.
Amo il piano da quando sono piccolo. Quello che usavo da bambino era infestato dai tarli e mia mamma ha dovuto venderlo perché i tarli stavano mangiando tutto il legno di casa. Ero veramente arrabbiato. Un anno e mezzo fa, ho comprato un nuovo piano, uno Yamaha controllato via MIDI. Di solito si trovano negli hotel, i tasti suonano da soli. Li possiede la gente che ha troppi soldi. Quel tipo dei Take That, Gary Barlow, ne ha uno. Il suo però è bianco e io non volevo averne uno così. Volevo averne quattro tutti collegati tra loro per i miei spettacoli dal vivo.

Alcuni dei pezzi hanno un suono molto semplice, in altre sembra che il piano sia stato preparato.
Sì, molti dei pezzi sono stati modificati. Ho preparato le corde, e con viti, chiodi e pezzi di gomma ho fatto un sacco di cose per modificare gli armonici delle corde.
I miei pezzi di piano preferiti sono quelli davvero molto semplici. Non mi piacciono i virtuosismi. Satie, ad esempio, è il mio compositore per piano preferito. I suoi pezzi sono ingannevolmente semplici, non spreca neanche una nota, mai.

Cosa significa “Drukqs” – il titolo del tuo nuovo album?
Lascio alla gente il compito di pensarci. Ma vorrei dire che non significa “droga”. Tutti pensano “Oh, significa ‘droghe’ o ‘uso di droga” o roba del genere, ma non è così. Significa realmente qualcosa e io volevo davvero usare quel nome, ma non voglio dire cosa sia.

Lo stesso vale anche per i titoli dei brani?
Sì. Molti titoli sono celtici o composti. Io conosco alcune parole solo per avere vissuto in Cornovaglia. Molte di loro provengono dal Gaelico o dal Gallese o da una qualche combinazione.

Pensi molto ai titoli dei brani?
Dipende. Alcuni li ho fatti quando stavo componendo il pezzo, altri erano prima senza nome e ho aggiunto il titolo successivamente. E’ possibile fare uscire pezzi senza titolo, ma è solo un grattacapo in più per gli editori o per quelli che passa i pezzi in TV o in radio. La cosa li fa incazzare e non ti arrivano neppure i soldi. Ma il mio scopo era quello di rendere i pezzi totalmente impronunciabili.

L’ordine dei brani è importante per te?
Sì, e ci ho messo moltissimo tempo per definirlo correttamente. Di solito non ci dedico troppo tempo, ma per questo album è stato diverso. E’ come un viaggio, un diario musicale privato. E’ ordinato anche in base ad avvenimenti personali. Uno dei pezzi centrali, ad esempio, si chiama ‘Mt Saint Michel + Saint Michaels mount’ e questo è il mio pezzo estivo. L’ho composto su un portatile in Francia durante un mio viaggio. Altri pezzi sono stati registrati in Galles o in auto e roba del genere.
Con un portatile, la musica sta ritornando ad essere più simile al folk. Si può comporre molto velocemente e non è più necessario dipendere dallo studio.

E’ facile per te uscire con nuove idee?
Sì, è molto facile.

Le ultime, ovvie influenze esterne sulla tua musica sono probabilmente state breakbeat e jungle.
Quella musica era come un giro in giostra, ma sembra che nessuno la stia facendo al momento. Alcune persone ci provano, ma è mai roba bella come l’hardcore fatto da gente totalmente fatta di Ecstasy. Ascolto un sacco di roba su Internet e migliaia di demo fatti da artisti indipendenti, e la sola persona che io abbia sentito con quel tipo di energia è Bogdan [Raczynski, artista Rephlex].

“Windowlicker” ha venduto circa 300.000 copie. Credi che la tua musica sia oggi più accettata che in passato?
La gente si sta abituando sempre di più ad ascoltare roba strana. Sempre più persone ascoltano musica noise. Vengono accettati molti più suoni inarmonici. E’ “sontuoso”, credo.

Tra i più importanti musicisti ad avere riconosciuto la tua influenza ci sono i Radiohead. Hai ascoltato i loro ultimi due album, “Kid A” e “Amnesiac”?
Non mi piacciono. Ho ascoltato forse 5 o 6 pezzi e ho pensato che fossero davvero tanto scadenti.

Scadenti?
Sì, davvero scontati e scadenti. Voglio dire, li sto solo paragonando alla musica che preferisco. Paragonati a tutto quel pallosissimo R&B, probabilmente vanno bene. Paragonati a quei gruppi punk di ragazzini, o comunque li si voglia chiamare, che pensano di essere dei veri anarchici, sono probabilmente strabilianti.

Ci sono dei suoni che davvero non riesci ad ascoltare?
L’unica cosa che davvero non riesco ad ascoltare a lungo sono le alte frequenze. Ho alcuni brani elettroacustici tutti basati sulle alte frequenze, e che faccio fatica ad ascoltare. Ma non ho mai trovato molto fastidioso ascoltare il rumore. Anche da piccolo, il rumore non mi dava alcun fastidio.

Non credi che dopo “Come To Daddy” e “Windowlicker” la tua immagine sia diventata più forte della tua musica?
Io penso che mi possa riconoscere solo la gente che conosce la mia musica. Se fosse il contrario, non mi piacerebbe. L’altro giorno, The Face voleva pubblicare la mia foto in copertina e io gli ho detto “Non ci penso per niente!”, ma poi ho pensato che lo farò se non potrò essere riconosciuto.
Vengo riconosciuto solo ai miei concerti, nei negozi di dischi e nei locali, e solo nei locali se sta suonando qualcuno come Squarepusher. Non verrei riconosciuto al Ministry of Sound o posti del genere.

Madonna e Björk hanno chiesto di lavorare con te, vero?
(ride) Sì, certo! Tutti vogliono lavorare con me!
Björk è un milione di volte più interessante come personalità. Madonna è abbastanza normale.

Madonna è stata la prima delle due, ad esempio, a lavorare con Chris Cunningham.
Penso che abbia una mentalità ragionevolmente aperta. Effettivamente dovevo lavorare su alcuni pezzi con lei, solo che non volevo farlo allora, quando lei era troppo famosa. Se l’avessi fatto, tutti avrebbero detto :”Oh sì, tu sei quello che ha fatto un pezzo con lei”. Tutto ciò su cui avevo lavorato prima sarebbe scomparso.

Non sarebbe stato interessante fare qualcosa con lei alle tue condizioni? Ad esempio su Rephlex?
Stavo per farlo, ma lei voleva piuttosto che fossi io a fare un pezzo per lei sul suo album o sul suo singolo. Stavo pensando a un’etichetta bianca su Rephlex e ho effettivamente scritto un pezzo per lei, e avevo tutte queste idee. Il pezzo è una roba acid del cazzo e volevo che lei ci mettesse su dei rumori stupidi; il pezzo non doveva essere cantato, solo grugniti, gemiti e imitazioni di un maiale. Volevo davvero sentire Madonna che faceva il verso di un maiale! L’idea le era discretamente piaciuta. Forse l’avrebbe anche fatto, ma all’epoca era più preoccupata del suo prossimo singolo.

Quando è successo?
Lo scorso anno. Le ho parlato parecchio. Le ho detto della mia vita sentimentale e roba del genere. So che voleva Chris Cunningham e che voleva scoparselo, ma a lui non gliene fregava niente di lei. Credo che lei fosse un po’ incazzata perché non poteva averlo. Madonna è anche venuta a una delle serate della Rephlex a Londra, ma faceva molta paura – c’erano le sue guardie del corpo con lei. Non le stavano sempre attorno, ma guardavano continuamente e in queste condizioni non era possibile avere una conversazione.

Sono piuttosto sorpreso che anche Björk volesse lavorare con te. Avrei detto che tu fossi troppo conosciuto per lei.
Sì, lo pensavo anch’io. Voglio dire, lei ha anche lavorato con altra gente “vecchia”, tipo quartetto d’archi e roba del genere. E non erano famosi.

Non ti interesserebbe fare qualcosa con la Björk musicista, piuttosto che solo con la Björk cantante?
Oh sì. Gliel’ho sempre detto, comunque. “Non capisco perché prendi tutta questa gente, dovresti fare da sola.” E lei ci prova. Ha il suo computer portatile e tutto quanto. Forse lo farà quando sarà davvero vecchia e tutti penseranno che non sia più carina. Penso che dovrà farlo, perché allora non sarà in grado di collaborare con tutti quei “techno boys” perché diranno “Björk? Oh sì! quella vecchia, vuoi dire. Non lavorerò per lei!” Al momento, lei deve solo chiamarli, parlare un po’ in islandese e loro saranno pronti a fare qualsiasi cosa. Con Björk, si fa del business vero quando si parla di cose del genere. Quando hai a che fare con Björk, lei dice: “Ok, ti mando via fax i dettagli e tu mi mandi quell’altra cosa…” Se faccio un pezzo con qualcuno, devo essere loro amico. Devo passare del tempo con loro e tu devi venire da me, bere cinquanta tazze di te, fumare qualche spinello e ubriacarti. Non devi solo mandarmi il pezzo. Questo è davvero freddo e penso che lei non l’abbia capito fino in fondo, perché ha fatto così per tutta la sua vita. Penso che abbia dimenticato come relazionarsi con le persone.

Tu però, in passato, hai lavorato con musicisti che non conoscevi affatto.
Sì, ma solo per i remix e l’ho fatto solo per soldi. E nemmeno questo è come lavorare con qualcuno.

Tu una volta hai detto che le uniche due persone con cui ti piace davvero lavorare sono Tom Jenkinson e Luke Vibert. Hai dei progetti per fare qualcos’altro con loro?
Tom è un tipo difficile perché è pazzo. E’ sparito. Credo che al momento sia diventato pazzo, e non riesco a parlargli da circa un mese. Non abbiamo nemmeno lavorato sul nome della nostra etichetta discografica. MEN è il solo numero in catalogo. Tom ha cancellato il suo tour americano. La sua mente è in continuo movimento. Dice una cosa e ne fa un’altra. Come amico ti fa diventare pazzo perché ti circola per casa ogni giorno, e poi non lo vedi più per tre mesi e così nessun altro. Al momento sono piuttosto preoccupato per lui, perché non conosco nessuno che gli abbia parlato recentemente.

Sembra che tu passi molto tempo online.
Ho comprato circa 3.000 CD negli ultimi 12 mesi, tutti online. Ho messo tutte le aziende che ricevono ordini via mail, come Amazon, in un unico folder. Io ricevo il CD, lo metto sul portatile, tiro fuori due tracce per album e poi vendo il CD. Chiamo un negozio di dischi e qualcuno arriva a prendersi i CD, così non devo neppure portarli al negozio.

Quali sono gli ultimi tre CD che hai comprato?
“Metal Machine Music” di Lou Reed, della jungle e un bootleg dei Kraftwerk.

Come va con il tuo postino?
Mi odiano, cazzo. Mi odiano davvero! Non suonano mai il campanello, infilano sempre le cartoline da sotto. Inoltre ricevo pacchi di roba, così devo andare ogni volta all’ufficio postale a prenderli.

Ci sono dei nuovi artisti che ti sentiresti di consigliare?
Al momento, il mio artista preferito è Ceephax Acid Crew. E’ Andy Jenkinson, il fratello di Tom Jenkinson. E’ incredibile, cazzo! E’ buffo, perché se la gente mi chiede “Allora, chi sarà la prossima grande star della musica elettronica?”, io dico sempre lui, che però fa un nuovo pezzo tipo ogni tre mesi o giù di lì. Sono il suo più grande fan e ai suoi concerti sono sempre lì a delirare in prima fila.

E’ vero che in passato hai registrato del materiale uscito con il nome di altre persone?
Ho fatto altri pezzi per robe commerciali, ma nessuno li ha mai scoperti. Oh, e… Squarepusher sono io!logo Aphex Twin