Rebecca Delle Piane: il club come rifugio

Pubblicato: 23 gennaio 2020 in Senza categoria

A dispetto della giovane età Rebecca Delle Piane sembra avere le idee molto chiare. A differenza di tanti artisti della scena contemporanea sembra comprendere il valore del tempo e del momento. L’attesa come valore ed il club come rifugio

Spesso ci troviamo a parlare di nuove leve che stanno iniziando a muovere i primi importanti passi nel mondo della musica elettronica. Spesso ci capita di ritrovarli anni dopo come artisti affermati e conosciuti dal grande pubblico. Raffaele Attanasio, Mattia Trani ed Emmanuel sono solo alcuni dei nomi con cui siamo stati felici di condividere questo percorso. In questo novero oggi evidenziamo un altro nome, quello di Rebecca Delle Piane, con cui ci siamo seduti per per fare il punto della situazione e capire che percorso sta intraprendendo.

Per capire il percorso di un artista è necessario indagare sul suo passato. Quali sono state le influenze che ti hanno fatto avvicinare a questo mondo? E qual è stato il trigger che ti ha fatto decidere di iniziare a produrre e mettere dischi?
La musica ha fatto parte della mia vita sin da quando ero ancora troppo piccola per capirla, mio padre suona il piano perciò in casa la musica è sempre stata presente. Questo mi ha influenzata tantissimo e mi ha spinta a voler sapere di più, perciò all’età di tredici anni ho iniziato scuola di basso elettrico e, allo stesso tempo, a comprendere qualche base di pianoforte in casa. Dopo qualche anno sono stata costretta ad abbandonare ma proprio in quel momento ho iniziato il mio vero e proprio percorso. La musica è sempre stato il mio miglior, se non unico, mezzo di espressione ed iniziavo a sentire il bisogno di creare qualcosa di mio e basta; ho cominciato a stendere giù qualcosa con gli unici mezzi che avevo e sperimentavo tantissimo, dal synth soul, all’indie, al synth pop. Poi molto naturalmente mi sono avvicinata al mondo dell’elettronica dedicandomi unicamente alla produzione di questa. Con il passare degli anni ho cominciato ad utilizzare varie DAW per creare prodotti migliori e, allo stesso tempo, sono entrata nell’organizzazione del club di Terracina, la mia città, il Ribbon. Da lì è iniziata la mia vera e propria crescita musicale, sia per quanto riguarda il genere che amo suonare e produrre oggi, sia perché ho iniziato ad imparare a mixare e a capire i miei gusti. Perciò in realtà la mia primissima passione è stata produrre e creare prodotti personali, solo più tardi ho capito che mettere dischi, far ascoltare quel gusto nella selezione e le mie stesse creazioni era il modo migliore per raccontare questa storia dopo averla creata.

In quel grande calderone che noi chiamiamo, semplificando molto, techno, ci sono diverse sfaccettature e sfumature. Hai affrontato alcune di queste dimostrando una certa attenzione per le diversità, come per esempio nell’EP ‘Tension’. Quale di queste senti ti appartenga di più?
In ‘Tension’ ho creato brani che rispecchiavano il periodo che stavo attraversando, sentivo e vivevo molte sensazioni diverse. Ciò che produco non è mai casuale o meglio, può esserlo, ma è sempre dettato da una sensazione, un evento, un semplice momento o qualcosa da metabolizzare. Magari per questo il risultato è stato un unico EP con prodotti diversi, ma ultimamente mi sto concentrando molto su modalità simili mantenendo sempre il mio stile che, ad oggi, rispecchia maggiormente ‘OFAW’. Indubbiamente in questo ultimo periodo ho accolto ancor di più altre influenze musicali e ho definito meglio ciò che mi appartiene, perciò è la traccia che sento più vicina a me e a ciò che sto creando. Sto dedicando la mia attenzione alla creazione di synth particolari che riescano ad incastrarsi a groove interessanti, spesso bastano pochi elementi buoni piuttosto che saturare senza un criterio e creare un minestrone incomprensibile. Perciò creerò sempre brani dello stesso stile, ma con delle particolarità, proprio come ciò che vivo e sento nella vita quotidiana.

La tua identità si sta evolvendo anche grazie alla possibilità di cimentarti con alcuni dei mostri sacri della scena. Nel futuro prossimo Jeff Mills, giusto per citarne uno. Come ti rapporti con la pressione che può esserci in questi momenti?
Da quando sono entrata in Yam Agency qualche mese fa è stato tutto bellissimo e in ascesa, e mi sento fortunata. Ho dedicato tempo e sacrifici a questa passione per perfezionarmi e probabilmente, a quanto pare, tutto questo è servito. Ho sempre affrontato le cose con calma dal momento che sono molto riflessiva, ma allo stesso tempo avverto sempre la pressione di avere una sorta di responsabilità di trasmettere qualcosa di mio e di trasmetterlo bene, a maggior ragione al fianco di artisti di un certo spessore; su questo sono molto precisa e puntigliosa, vorrei sempre che tutto ciò che programmo risulti davvero come lo penso nella mia testa, ma so che allo stesso tempo spesso mi farebbe bene buttarsi di più e riflettere meno, ma ci stiamo lavorando. Per combattere la tensione che mi accompagna per la volontà di riuscire bene in ciò che faccio e per far si che piaccia nonostante i gusti siano soggettivi, respiro e mi do tempo e spazio per organizzare il lavoro, per distrarmi quando serve e per creare al meglio il mio percorso musicale destinato al dj set, suonando sempre ciò che mi piace.

 “Gli appassionati vivranno sempre l’idea del club come rifugio o luogo in cui distrarsi dalla vita quotidiana per sentirsi loro stessi e a proprio agio. Credo sia ciò che alla fine tutti noi cerchiamo e desideriamo, io in primis.”

In un momento storico in cui la scena sta mutando radicalmente, in cui i club fanno fatica a sopravvivere, ma dove il pubblico e l’attenzione sono aumentati radicalmente, che giudizio ti senti di dare? Sei fiduciosa o scettica?
Sono consapevole che al momento ci sia una crisi ed è triste pensare quanto un mezzo di condivisione universale quale la musica, in tutti gli ambiti e generi, sia stato strumentalizzato ed assorbito da tanti interessi economici che possono essere necessari per portare avanti strutture e progetti, ma spesso si cade nell’esagerazione. Ormai è risaputo che sia così per qualsiasi cosa e mantenere un club ad un livello alto richiede di certo regole e spese non indifferenti che qualcuno deve essere in grado di affrontare e gestire perciò non mi sento di giudicare l’operato di nessuno. A volte basterebbero soltanto più passione, idee, dedizione ed amore per ciò che si fa. Allo stesso tempo sono fiduciosa, la gente ha bisogno di immergersi in mondi che ritiene tranquilli e sentirsi liberi ed in pace, sia la musica o qualsiasi altra forma di arte. Perciò gli appassionati vivranno sempre l’idea del club come rifugio o luogo in cui distrarsi dalla vita quotidiana per sentirsi loro stessi e a proprio agio. Credo sia ciò che alla fine tutti noi cerchiamo e desideriamo, io in primis.

Dedichi grande attenzione anche a ciò che c’è fuori dal mondo prettamente elettronico in termini musicali. Quali sono i tuoi artisti preferiti in questo senso?
Mi piace ascoltare di tutto,dalla musica classica di Mozart ed Erik Satie, al rock,all’indie, al pop di Madonna, al jazz di Ella Fitzgerald, al funk. Da piccola ero fissata con gli Evanescence e i Linkin Park, li ho ascoltati davvero tanto. Più tardi mi sono spostata maggiormente su roba elettronica ma allo stesso tempo su pezzi più indie\soft. Ad esempio i Massive Attack, Bjork, Death In Vegas, FKA Twigs, Boy Harsher, Gorillaz, Soko, Cigarettes After Sex, il synth pop francese di Vendredì Sur Mer che mi ha influenzata tantissimo, Lana Del Rey, Tame Impala, Florence + The Machine, Sevdaliza, Woodkid. Questi sono alcuni degli artisti che mi hanno trasmesso di più in termini più ampi musicalmente.

La tua è storia che ha già segnato alcuni traguardi importanti, ma quali sono i tuoi progetti futuri per continuare questo percorso?
Nei miei progetti futuri ci sono di sicuro la continua ricerca di nuovi suoni, nuove tecniche di produzione e la voglia di continuare a sperimentare. Allo stesso tempo un giorno sarei felicissima di aprire un’etichetta mia, impegnarmi sulla comunicazione, poter far emergere le release e curare al meglio il suono. Mi piacerebbe tra circa un anno iniziare a lavorare ai primi live set. Mentre rimanendo più nell’immediato quest’anno usciranno nuove release e non vedo l’ora di farle ascoltare.

Lascia un commento